[ Quodlibet, Macerata 2020 ]
Le iniziative che riguardano la diffusione dell’opera di Orlando procedono da diversi anni ed è possibile distinguere due tipi di proposte: le pubblicazioni di libri d’autore; le proposte critiche, a loro volta da discernere in ricerche che si fondano sulle teorie orlandiane, e in opere dedicate alla divulgazione del suo pensiero. Figure dell’invenzione di Valentina Sturli rappresenta un compromesso di queste direttive: è un libro che propone materiali inediti a firma di Orlando; è una ricostruzione della sua opera critica e teorica; ed è una proposta critica originale, nata sotto il segno di Orlando, ma densa di sviluppi personali di cui il lettore può trovare tracce suggestive. Si tratta di un libro importante, sistematico e ben scritto: la ricostruzione della ricerca dedicata all’inventio è fondata su registrazioni audio dell’ultimo corso universitario tenuto a Pisa e sui quaderni di appunti, ma diventa il punto di partenza per una riflessione sull’opera, sull’eredità e sull’attualità di Orlando.
Dopo un confronto con la categoria di “invenzione”, sia in termini storico-teorici generali che in prospettiva orlandiana, Sturli si dedica a una lettura della figuralità in chiave psicoanalitica matteblanchiana e, infine, alla ricerca sulle figure di invenzione vera e propria, a cui sono dedicati gli ultimi tre capitoli. Una preziosa appendice che raccoglie una sinossi estesa del corso universitario e gli appunti inediti rende questo volume un concentrato eclettico di ricerca e ricostruzione. Vorrei indicare tre aspetti che non solo mi paiono rilevanti, ma anche meritori di dibattito e verifica.
Per primo, il riconoscimento e la definizione di alcune costanti di lunga durata presenti nei maggiori libri di Orlando: Sturli riesce a dispiegare la continuità entro la diversità delle pubblicazioni e dei filoni di ricerca, mettendo in evidenza come da Infanzia, memoria e storia, al ciclo freudiano e agli Oggetti desueti (ma anche al Soprannaturale letterario e, appunto, alla ricerca sulle figure dell’invenzione) Orlando sia stato in grado di variare senza stravolgere i propri interessi e riferimenti. La ricerca sulle figure dell’invenzione si pone, dunque, nei termini del riepilogo e anche in quelli del superamento. Auerbach e Curtius, Freud e Matte Blanco, e poi Praz, Todorov, Starobinski sono interlocutori di una conversazione continua, e vengono a comporre una prospettiva simbolica attiva sulla letteratura e sul referente.
Il secondo aspetto riguarda la psicoanalisi, soprattutto impiegata in accordo con la retorica. Qui il libro di Sturli è in grado di mettere in evidenza due aspetti essenziali: il primo è quel procedere parallelo tra ciclo freudiano ed elaborazione del pensiero matteblanchiano, che poi convergerà con la pubblicazione dell’Inconscio come insiemi infiniti; il secondo è il chiarimento dell’apporto che Matte Blanco può dare alle categorie freudiane impiegate in termini di critica letteraria, e alla retorica, tra comunicazione e psicoanalisi: «il modello di repressione su represso può essere tradotto in termini matteblanchiani se si pensa che il diniego è par excellence un’espressione della reversibilità della logica simmetrica: i discorsi di Fedra sono interamente costruiti sulla compresenza di negazione e affermazione del desiderio. Così, Orlando può mettere in luce relazioni tra elementi che sono chiaramente collegati, ma che solo il riferimento alle classi logiche e alle funzioni proposizionali permette di illuminare» (p. 86).
L’ultimo aspetto è l’enorme passo avanti rappresentato da una esposizione ricca e chiara della ricerca sulle figure di invenzione. Una ricerca dalle potenzialità enormi e dai caratteri audaci e visionari, che ambisce a tenere assieme il testo, il lettore e il mondo: «Del resto, i paradigmi testuali non traggono senso solo dal reticolo di somiglianze, opposizioni e rapporti che instaurano tra loro nel testo, ma interagiscono con le competenze pregresse del lettore, la sua conoscenza dei referenti di realtà e la sua esperienza del mondo» (p. 188)
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